Sorridi Charles, finalmente Monaco è tua!

(Immagine di copertina: Formula 1)

Che domenica emozionante, quella a Monaco! Charles Leclerc vince il suo primo Gran Premio di casa, e lo fa senza commettere alcun errore nei 78 giri di gara in cui è stato seguito come un'ombra da Oscar Piastri, ottimo secondo al traguardo. Come potete vedere nella classifica finale, l'altra Ferrari di Carlos Sainz completa il podio, beneficiando della bandiera rossa al primo giro che gli ha permesso di evitare le conseguenze di una foratura.

Tante emozioni e pericolo al via: Monaco è anche questo! 

Dopo un Gran Premio come quello al quale abbiamo assistito, appare chiaro che qualsiasi discorso relativo alle performance delle varie vetture diventa addirittura di contorno: a farla da padrona, come avevamo facilmente anticipato al termine delle qualifiche, è stata la strategia. Ma riavvolgiamo il nastro della gara e partiamo dal principio...

Andy Hone / Motorsport Images

Al via accadono due eventi destinati a segnare l'esito della domenica nel Principato: davanti a tutti Leclerc transita alla prima curva indisturbato, mentre immediatamente alle sue spalle Sainz prova un attacco all'interno su Oscar Piastri... una manovra non azzardata, ma dalle conseguenze potenzialmente pesantissime per lo spagnolo della Ferrari, che andando a contatto col bordo laterale del fondo della McLaren MCL38 rimedia una foratura del suo pneumatico anteriore sinistro.

Dopo qualche curva le scintille provocate dal contatto del fondo della sua Ferrari con l'asfalto - causato a sua volta dall'afflosciamento della gomma - mostrano chiaramente che Carlos non potrà proseguire con la vettura in tali condizioni: e infatti, in ingresso alla curva del Casino, la SF-24 ormai priva di direzionalità lo costringe ad andare lungo e parcheggiare a bordo pista.

Andy Hone / Motorsport Images

Gara finita? Non questa volta! Infatti, alle spalle di quanto descritto entra in scena il secondo momento chiave del primo giro, vale a dire l'incidente tra la Red Bull di Sergio Perez e le due Haas di Hulkenberg e Magnussen. Entrando nel merito della questione, l'incidente è stato innescato dalla manovra "poco lucida" (per usare un eufemismo) di Kevin Magnussen, che in uscita dalla Sainte Devote ha provato a infilare il muso della sua Haas in uno spazio ristrettissimo tra la RB20 di Perez e il muro di destra; questo ha innescato il contatto della Red Bull con entrambi i guard rail, in una carambola che si è arrestata solo nel momento in cui è stata colpita l'altra Haas, quella dell'incolpevole Hulkenberg. Sorprendentemente, al danese non è stata comminata alcuna penalità: una decisione con la quale non sono d'accordo, data l'evidente insensatezza della sua manovra in una condizione di per sè molto rischiosa.

Andy Hone / Motorsport Images

Cosa c'entra tutto questo con Sainz? A seguito dell'incidente, la pista si è trovata inondata da una quantità di detriti tale da rendere necessaria l'esposizione della bandiera rossa, interrompendo quindi la gara. Non avendo completato neppure un giro, dopo parecchi minuti con le vetture ferme ai box, i Commissari di Gara hanno deciso - Regolamento Sportivo alla mano - di far ripartire i piloti con una partenza da fermi, seguendo l'ordine della partenza originaria. Grazie a questa decisione (e al fatto di essere riuscito a riportare la SF-24 danneggiata ai box), Sainz ha potuto così recuperare la terza posizione che altrimenti avrebbe dovuto salutare.

Zak Mauger / Motorsport Images

Nel marasma di quanto descritto, c'è stato anche un contatto durissimo tra i due piloti Alpine, con Ocon che al Portier ha attaccato il compagno di squadra Gasly sottovalutando il poco spazio che quest'ultimo avrebbe avuto nella successiva fase di trazione: il risultato è stato l'urto tra l'anteriore destra di Pierre e la posteriore sinistra di Estaban, la cui A524 si è sollevata da terra e - nel ricadere violentemente sull'asfalto - ha provocato la rottura della sospensione posteriore. Gara finita per Ocon, che per via di questo contatto ha poi subito una penalità di 10 secondi che, non potendo scontare in gara in quanto ritirato, sarà convertita in 5 posizioni di penalità in griglia al prossimo GP del Canada

Al restart una lunga partita a scacchi tra i muretti di Ferrari e McLaren

Alla ripartenza, tutti i 16 piloti rimasti in gara hanno adottato un approccio molto più cauto, evitando ulteriori contatti con rivali o con le barriere, sempre molto vicine a Montecarlo anche quando non si tratta di spingere al massimo.

Approfittando dell'interruzione, sia in Ferrari che in McLaren i muretti box hanno deciso di sostituire gli pneumatici Medium montati al primo start con un set di Hard, nell'ottica di percorrere l'intera gara rimanente su di essi. Alle loro spalle, le due Mercedes di Russell e Hamilton, con la Red Bull di Verstappen a sandwich, hanno effettuato una mossa strategica speculare, sostituendo le loro Hard con delle Medium.

Zak Mauger / Motorsport Images

Nel loro caso, tuttavia, il problema aggiuntivo è stato di far durare queste coperture fino alla bandiera a scacchi, un compito molto più gravoso che per i primi 4, la cui mescola dura è stata senz'altro un'agevolazione in tal senso. Proprio per questo motivo, tra la quarta posizione di Norris e la quinta di Russell si è aperto da subito un gap importante, che non si spiega con un delta prestazionale enorme tra McLaren e Mercedes quanto con la volontà dell'inglese del team di Toto Wolff di prolungare la vita delle proprie gomme, evitando quindi di metterle alla frusta nelle numerose zone di trazione del circuito monegasco.

Zak Mauger / Motorsport Images

Nell'attuare questo piano, George ha tenuto nel suo "zaino" Verstappen e Hamilton, consapevole che a parità di condizioni sarebbe stato praticamente impossibile per loro soffiargli la posizione... Chi ha invece temuto la dinamica che si stava creando è stato Sainz, la cui paura era che - qualora il gap tra Norris e Russell avesse superato i 20 secondi, avrebbe dato al pilota McLaren la possibilità di effettuare un pit stop "gratuito" (vale a dire senza perdere la track position). Carlos, sempre molto analitico dal suo abitacolo, ha più volte chiesto al suo ingegnere di pista di istruire Leclerc di rallentare volutamente, così da ricompattare un po' il gruppo e neutralizzare il rischio di "free pitstop" per Lando: è a questo che ci riferiamo, quando parliamo di "partita a scacchi" tra i due muretti box che si giocavano la vittoria!

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Da parte sua, Leclerc in testa si è ritrovato con l'ingrato compito di tenere un passo che fosse la giusta via di mezzo tra l'avere un po' di respiro dal pressing di Piastri alle sue spalle, e la necessità di coprire la posizione delicata di Carlos Sainz. Quest'ultima necessità, più che per spirito di squadra, si è palesata quando lo spagnolo ha comunicato via radio che se Norris fosse passato alle Medium, anche la testa della corsa sarebbe stata a rischio. Ovviamente è impossibile sapere se questo pericolo si sarebbe potuto materializzare, ma a posteriori il lavoro di squadra eseguito da Ferrari è stato ottimo, perchè il distacco della Mercedes di George dalla vettura che lo precedeva non ha mai sfiorato - se non per brevissimi tratti - i fatidici 20 secondi.

Glenn Dunbar / Motorsport Images

Con un midfield clamorosamente - e volutamente - lento, Verstappen e Hamilton hanno addirittura eseguito un secondo pitstop, e una volta calzate le Hard con le quali avevano percorso solamente il primo giro, hanno preso a segnare tempi sul giro di due o tre secondi più rapidi della testa della corsa, dimostrando per l'appunto che Leclerc, se avesse spinto di più, avrebbe potuto imprimere un passo decisamente più elevato - come peraltro ha avuto modo di segnalare al suo ingegnere di pista Bryan Bozzi.

Ultimi 15 giri di pista infiniti per un Leclerc insolitamente emotivo, ma la vittoria è sua!

Veniamo quindi agli ultimi giri di gara, che se dall'esterno non hanno detto più nulla in termini di svolte stategiche o cambi di posizione, all'interno del casco di Charles Leclerc hanno avuto un sapore decisamente diverso.

Glenn Dunbar / Motorsport Images

Come lui stesso ha confessato nelle interviste post-gara, pur essendo in una fase della corsa nella quale si è preso la libertà di spingere maggiormente, gli è stato molto difficile mantenere la concentrazione unicamente sul compito che doveva portare a termine... Troppo grande il significato che una vittoria avrebbe avuto, nel luogo che l'ha introdotto allo sport che ama - col supporto di figure chiave nella sua crescita (quali il papà Hervé e il collega/amico Jules Bianchi) alle quali ha dovuto dire addio, e che oggi non sarebbero state sotto il podio a festeggiare con lui...

"Non ci sono parole per spiegare quello che provo. Questa è sempre una gara molto difficile, per due volte sono partito in pole e non sono riuscito a vincere. Per me si tratta di un weekend molto importante, è la gara che mi ha fatto sognare di arrivare in Formula 1 un giorno. A livello emotivo è stato molto difficile perché a quindici giri dal termine speravo che non succedesse nulla. Pensavo a mio padre, lui ha dato tutto per far sì che io realizzassi il mio sogno. Era un nostro sogno quello di vincere qua, è incredibile"

Charles Leclerc

Con loro ha sempre condiviso la sua passione per la Formula 1, con Monaco come epicentro e il sogno di vincere tra le strade di casa come aspirazione massima, seconda solo a un eventuale Titolo Mondiale. Chissà se era proprio a questo che pensava Charles quando, a un paio di tornate dal termine, in uscita dal Tunnel aveva la vista annebbiata dalle lacrime. Ma oggi, dopo le opportunità di vittoria sfumate clamorosamente nel 2021 e nel 2022, neanche un impeto di emozione inaspettata avrebbe potuto fermarlo: alla bandiera a scacchi, l'eroe di casa si è sciolto in un urlo liberatorio, conscio che questa volta ce l'ha davvero fatta.

Sorridi Charles, finalmente Monaco è tua!

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